Approfondimenti sui percorsi di sviluppo del Disturbo da Gioco d’Azzardo


Non tutte le persone che giocando d’azzardo pervengono a forme di abuso o dipendenza per gli stessi motivi.

Il Disturbo da Gioco d’Azzardo, NON è un “vizio”, o una manifestazione di noncuranza, di stoltezza: persone di ogni età, genere, etnia, estrazione socio-economica, livello di istruzione o capacità intellettive, possono sviluppare questo disturbo che si installa a causa di un complesso intreccio di motivazioni legate alla forma degli stimoli di gioco (velocità, accessibilità, imprevedibilità, …) ed alla loro interazione con caratteristiche psico-neurobiologiche proprie degli esseri umani (e non solo: nella ricerca è evidente che forme di condizionamento / dipendenza emergono infatti, a certe condizioni, anche negli animali).

«Tutte le famiglie felici sono simili tra loro, ogni famiglia infelice è infelice a modo suo» scriveva Tolstoj in Anna Karenina, e qui facciamo nostra questa citazione per dire che i percorsi che portano alla sofferenza, all’abuso ed alla dipendenza da azzardo sono diversi fra loro e, se non unici, quantomeno differenziabili in raggruppamenti che ci consentono di meglio comprendere le ragioni di sviluppo di queste patologie e quindi anche di orientare proficuamente le azioni di prevenzione e cura.

Tra i tanti tentativi di classificazione che si sono succeduti nel tempo, quello di Blaszczynski & Nower1Blaszczynski, A., & Nower, L. (2002). A pathways model of problem and pathological gambling. Addiction, 97(5), 487-499. è senz’altro il modello che negli ultimi anni ha trovato più riscontro e diffusione negli ambienti di cura: nel 2002 gli autori citati, sulla base di una vasta esperienza clinica e di una approfondita analisi della bibliografia scientifica in materia, hanno proposto un modello di classificazione / interpretazione dei percorsi che portano la persona a sviluppare il disturbo da gioco d’azzardo (gambling disorder – GD, nella formulazione inglese) individuando tre principali raggruppamenti / tipologie di giocatori:

  1. giocatori condizionati dal comportamento
  2. giocatori emotivamente vulnerabili
  3. giocatori impulsivi antisociali

Di seguito, cercheremo di offrire una descrizione chiara ed esaustiva di queste tre tipologie, che corrispondono a tre diversi percorsi di sviluppo della patologia che stiamo osservando.

Nel primo raggruppamento, “condizionati dal comportamento” troviamo tutte quelle persone che sono giunte a sviluppare forme di abuso / dipendenza da azzardo attraverso l’abituazione e che sono passate da forme di gioco sociale a forme di gioco problematico per gli effetti condizionanti del gioco stesso, senza che nella storia della persona fossero riscontrabili disagi o disturbi psicologici pre-esistenti.

Si tratta cioè di giocatori e giocatrici che si sono avvicinati al gioco per ragioni sociali (condivisione di momenti di azzardo con amici e parenti), di semplice divertimento (scommesse associate a passione per qualche sport), o passatempo (ad esempio giochi d’azzardo online). Non tutti naturalmente sviluppano problemi con l’azzardo, ma in diversi casi le diverse forme di eccitazione connesse alle vincite (o, inversamente, anche alle perdite) ed i meccanismi di premiazione (imprevedibili) dei giochi, determinano gradualmente forme di “aggancio” e “condizionamento” che rendono difficile smettere. Un esempio chiaro è la cosiddetta “rincorsa delle perdite”: avendo puntato e perso, si è tentati di riprovare, aggravando così la situazione e rendendo ancora più imperiosa la voglia di tentare di nuovo, per “rifarsi” delle somme giocate. Numerosi altri “errori” di valutazione (“bias cognitivi”, in linguaggio scientifico) possono indurci a ripetere il comportamento di gioco, conducendoci in alcuni casi a sviluppare una vera e propria dipendenza. 

Per coloro che invece vengono definiti “emotivamente vulnerabili” l’ingresso a forme di gioco problematico o patologico è sostenuto anche da condizioni di malessere pre-esistenti. Ferma restando l’influenza dei meccanismi di gioco nel condizionare le risposte comportamentali, in questo gruppo si osserva una modalità di gioco a scopo di “evitamento” e/o come conseguenza di forme di disagio o disturbo psicologico già esistenti.

Quando soffriamo per problemi d’ansia, per malattie somatiche, per carenze affettive-relazionali, per difficoltà sociali, economiche, lavorative, … siamo più inclini a “precipitare” nella perdita di controllo sui giochi d’azzardo. Giocare, in questi casi, diventa un modo per non pensare, per anestetizzarsi e non sentire il dolore di altre difficoltà esistenziali che incombono.

Nel terzo raggruppamento individuato da Blaszczynski & Nower – “Impulsivi-antisociali” – ritroviamo infine tutti coloro che per temperamento, esperienze traumatiche, ed altri fattori di rischio presenti negli ambienti di sviluppo, hanno maturato tratti di antisocialità (intolleranza per le regole, scarsa empatia, difficoltà ad accettare le frustrazioni) ed impulsività (suscettibilità alla noia, ricerca di novità, precipitosità o perdita di controllo). La combinazione di questi aspetti psicologici comporta purtroppo una maggiore inclinazione verso l’uso di sostanze, comportamenti illegali, condotte a rischio (rapporti sessuali non protetti, guida pericolosa, gioco d’azzardo…). Naturalmente, anche in questo caso, gli aspetti di condizionamento e le contingenze esistenziali già menzionate per i raggruppamenti precedenti concorrono nel generare una sorta di “stratificazione” del problema, con conseguente aumento progressivo della gravità: i giocatori e le giocatrici “impulsivi-antisociali” incontrano maggiori problemi nel percorso di cura, anche perché tendono a interrompere i trattamenti, avendo difficoltà a tollerare il grado di impegno che comportano.

In breve, semplificando, possiamo così descrivere le tipologie e la gravità dei disturbi da gioco d’azzardo (benché fattori individuali incidano sulla gravità indipendentemente dal gruppo di appartenenza).

CondizionatiEmotivamente VulnerabiliImpulsivi-antisociali
CondizionamentoCondizionamentoCondizionamento

Disturbi concomitantiDisturbi concomitanti


Tratti temperamentali