Donato
La mia storia di giocatore patologico inizia nell’anno 2006 con le slot machines. Credo che fosse stato un modo per poter sfidare la fortuna e potermi realizzare un futuro. Mi sono trovato davanti ad una slot machine, mentre ero in un bar. Era il resto di cinque euro che avevo speso per un caffè.
Il tempo che trascorrevo in quei luoghi era sempre maggiore, dimenticando tutto il resto, lavoro e famiglia. Non dissi nulla a mia moglie di quello che stavo facendo, ma in qualche modo forse aveva già capito ciò che mi stava succedendo. Al momento non mi disse nulla di più che «Cerca di smettere ed andiamo a casa». Passò una mezz’ora e tornai a casa.
Iniziò un giro di telefonate tra la moglie e figlia, i miei parenti, riunioni a casa dei parenti. Tutto questo portò ad un’ispezione dei conti correnti, delle banche da parte dei miei familiari. Avevo perso una grande cifra e questo fu molto difficile da accettare per i miei familiari. I miei familiari, un po’ in disaccordo decisero di coprire i debiti che avevo fatto con la banca.
Ma non era tanto il problema dei soldi che preoccupava la mia famiglia. I miei familiari, non convinti, mi proposero di contattare un centro specializzato nel campo del gioco. Così, un po’ riluttante, andai alla prima visita con mia moglie. Mi suggerì di andare presso un centro di giocatori anonimi ed è ciò che facemmo io e mia moglie.
Presi un appuntamento anche al Ser T, su consiglio di un amico di famiglia, ma non servì a nulla. Questo creò ulteriori conflitti in famiglia, perché ogni volta che uscivo per andare a lavorare, loro credevano che uscissi prima per poter farmi una giocata. La tensione aumentò fino a che mia moglie decise di trasferirsi a casa della figlia più grande a Maggio del 2009. Dopo un po’ di tempo tornò e mi disse che la mia presenza nella sua vita e in quella casa non era gradita, insomma, me ne dovevo andare.
Tutto ciò durò circa sette mesi, finché un mio amico si accorse di ciò che stavo facendo e mi mise sotto controllo facendomi capire che non avrei risolto i miei problemi bevendo. I rapporti in famiglia continuarono a peggiorare. La mia figlia più piccola insieme alla sua famiglia, raggiunse l’altra mia figlia e la madre. Non avevo altra scelta che pensare a quello che avevo fatto, chiuso in casa e seduto sul divano al buio.
Voglio smettere e riprendermi la mia vita, la mia famiglia, la mia felicità.